Il portale telematico del processo penale non funziona. La Ministra della Giustizia intervenga per garantire l’esercizio del diritto di difesa. UCPI proclama l’astensione.
La macchina del processo penale versa in una condizione drammatica. I meccanismi processuali sono farraginosi e spesso privi di logica sistematica a causa delle tante riforme emergenziali che nei decenni sono intervenute sempre per restringere le garanzie, così togliendo effettività al rito accusatorio.
Alla crisi di sistema si aggiunge oggi la drammaticità della pandemia con tutte le difficoltà che la accompagnano: strutture sovente fatiscenti, personale di cancelleria in smart working, generale inadeguatezza dei provvedimenti assunti per l’operatività dei singoli uffici giudiziari.
La Magistratura italiana sta attraversando una grave crisi di autorevolezza e si sta rivelando incapace di affrontare i veri nodi che sottendono alla “vicenda Palamara”. L’Associazione Nazionale Magistrati appare più interessata a mostrare come il problema si riduca alle “mele marce” anziché a elaborare una seria riflessione sul sistema di potere costruito negli ultimi vent’anni, che ha trasformato i meccanismi di indipendenza del governo della Magistratura in autoreferenzialità correntizie.
La politica è messa all’angolo: impegnata nella ristrutturazione e nel riposizionamento dei suoi gruppi dirigenti, non pare avere, al momento, intelligibili progetti di modifica della prescrizione né dei meccanismi capaci di incidere sui tempi del processo né dell’ordinamento giudiziario.
La Ministra della Giustizia ha fatto della riservatezza, ma anche della non interlocuzione il tratto distintivo dei suoi primi trenta giorni. L’Unione ribadisce la propria disponibilità al confronto in ogni sede politica sui temi della giustizia penale, ma sottolinea anche come da tale confronto nessun progetto di riforma possa prescindere.
L’emergenza emblematica è il cd. “portale del penale”. È evidente e da tutti condiviso che nel tempo l’attività tecnica della difesa penale si potrà e dovrà appoggiare a tutte le possibili forme di digitalizzazione: depositi via pec, accreditamento e accesso ai portali anche per la consultazione dei fascicoli processuali, facilitazioni delle interlocuzioni con Pubblici Ministeri e Giudici, notifiche e così via.
Ma questa non è certo la situazione dell’oggi.
Il portale ufficializzato è solo quello delle Procure della Repubblica. Il sistema nasce già obsoleto, ma soprattutto presenta continui guasti e inconvenienti tecnici, che ne impediscono il funzionamento: i difensori non possono accreditarsi e ciò mette a repentaglio il rispetto dei termini processuali, i Pubblici Ministeri non hanno tempestiva contezza delle iniziative della difesa. Il deposito nel portale non è corredato da idonea certificazione comprovante l’esito positivo delle operazioni. Spesso, intervenuto il deposito della nomina, è comunque impossibile accedere al fascicolo.
L’Avvocatura, al tavolo delle consultazioni al tempo del precedente Ministro, aveva proposto una soluzione ragionevole quale la previsione di un regime che consentisse anche di ricorrere al deposito nelle forme tradizionali fino al raggiungimento della completa efficienza del sistema in tutto il territorio nazionale.
Con la legge n. 176 del 18 dicembre 2020, che ha convertito il decreto cd. “Ristori”, si è mantenuta – senza che nessuna forza politica ciò rivendicasse – la modalità esclusiva di deposito tramite portale degli atti difensivi, così impedendo ogni forma residuale di deposito cartaceo e trasformando l’avvio delle forme del processo telematico in un inammissibile detrimento dei diritti della difesa.
Il successivo decreto 13.1.2021 del Ministro della Giustizia ha addirittura esteso tale esclusiva modalità al deposito della querela, degli atti di opposizione alla richiesta di archiviazione e dell’atto di nomina.
Peraltro, gli interventi limitativi delle prerogative dei difensori, introdotti con atti privi di forza di legge, sono continuati anche con le note del Direttore del D.G.S.I.A. che, con i provvedimenti del 5.2.2021 e del 24.2.2021 ha imposto il deposito del cd. “atto abilitante”, dunque onerando il difensore di un ulteriore incombente non previsto dalla legge.
Tale oggettiva situazione dovrebbe concludersi il 30 aprile 2021, termine ultimo per le misure di emergenza di contrasto alla pandemia, ma inequivocabili sono gli annunci di provvedimenti di proroga di tutte tali misure.
Nessun impegno concreto è seguito da parte delle forze politiche che sostengono l’attuale Governo alle iniziative dell’Unione delle Camere Penali Italiane, che in queste settimane ha più volte denunciato le continue disfunzioni ed i malfunzionamenti dei portali.
I singoli difensori nei diversi procedimenti e le Camere penali territoriali hanno assunto iniziative di protesta e segnalato ai capi degli Uffici di procura la impossibilità pratica di esercitare le prerogative collegate alla fase procedimentale.
Inaccettabili le prese di posizione dei Procuratori, che hanno agito a macchia di leopardo: in alcuni casi si è negata l’esistenza del problema, in altri si è attribuito il cattivo funzionamento del meccanismo alla incapacità tecnica degli avvocati. In alcune sedi si è giunti ad autorizzare anche le forme di deposito tradizionale, salvo paventare il concreto rischio di future declaratorie di inammissibilità.
L’impossibilità di accedere anche alle modalità tradizionali di deposito e accesso ai fascicoli, in presenza di un evidente malfunzionamento dei portali, sta determinando una grave lesione dei diritti dei cittadini sottoposti a procedimento penale e delle persone offese che non vedono garantita la loro rappresentanza e la loro difesa tecnica.
Preso atto della perdurante mancanza di una iniziativa diretta del Governo che consenta di realizzare da subito il doppio regime, la Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane
proclama
secondo le vigenti regole di autoregolamentazione – e nel rispetto delle pronunce della Corte Costituzionale ed in attesa di una certa e più consolidata loro interpretazione con esclusione dei processi contro imputati detenuti in custodia cautelare – l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale per i giorni 29, 30, 31 marzo 2021;
invita
tutte le Camere penali territoriali a partecipare, con le modalità telematiche che saranno individuate, alla giornata di protesta nazionale del 29 marzo 2021;
dispone
la trasmissione della presente delibera al Presidente della Repubblica, ai Presidenti della Camera e del Senato, al Presidente del Consiglio dei Ministri, alla Ministra della Giustizia, ai Capi degli Uffici giudiziari.
Roma, 12 marzo 2021
Il Presidente, Avv. Gian Domenico Caiazza
Il Segretario, Avv. Eriberto Rosso
INCONTRO DEL 22.2.2021
Per il Corso di Tecnica e deontologia dell’avvocato penalista 2019-21 vi presentiamo l’incontro del 22.2.2021 sul “Giusto processo nel codice di Procedura Penale”.
Il Direttivo della Camera Penale di Pisa
Alleghiamo locandina.
Inaugurazione dell’anno giudiziario 2021
Carissimi amici,
con grande orgoglio Vi comunichiamo che, in collaborazione con le altre camere penali del distretto, siamo riusciti a organizzare la “nostra” inaugurazione dell’anno giudiziario con un confronto sul processo Caiazza-Santalucia.
L’evento si terrà su zoom lunedì 15 ore 15,30 ed avrà una durata di circa 1 ora.
Ci farebbe davvero piacere che partecipaste numerosi! Chi intendesse farlo, al fine di semplificare l’invio del link, dovrebbe scrivere in questa chat il proprio indirizzo mail con sul quale poi riceverà il link di collegamento.
Quindi scrivete un solo messaggio con l’ indirizzo email e niente altro entro domenica sera! Provvederemo noi a trasmetterli tutti insieme a chi si occuperà della creazione della stanza zoom. Grazie.
In allegato trovate la locandina.
Il Vostro direttivo.
Lezione del 5.02.2021
Invitiamo tutti a partecipare al prossimo interessante evento organizzato dalla nostra scuola per venerdì 05.02 di cui alla locandina allagata.
Potrete come al solito iscrivervi inviando una email all’indirizzo della scuola ed attendere il link per il collegamento alla piattaforma che arriverà tramite email il giorno stesso dell’evento.
La partecipazione e’ gratuita e riservata ai soli iscritti e dara’ diritto a 3 crediti formativi.
Per il direttivo il segretario Serena Caputo
Spese legali all’assolto: un primo passo
Con il voto del Senato sulla legge di bilancio è definitivamente approvata la norma che prevede il contributo alle spese legali per l’imputato assolto. Ora il Parlamento proceda con la separazione delle carriere per garantire l’effettiva terzietà del giudice e con la reintroduzione della prescrizione per impedire il processo infinito. Il documento della Giunta.
Con l’approvazione della legge di bilancio è introdotto nell’ordinamento l’articolo 177 bis del codice penale, che prevede un contributo dello Stato alle spese legali in favore dei cittadini già imputati in un procedimento penale ed assolti con formula piena in via definitiva.
È una scelta normativa da valutarsi positivamente e che premia l’iniziativa dell’On. Enrico Costa, alla quale hanno aderito gli On. Annibali, Lupi e Bartolozzi. Il processo penale rappresenta, infatti, per il cittadino non solo un patimento sotto il profilo morale e sociale, ma è spesso foriero di gravi conseguenze economiche. Finalmente l’ordinamento stabilisce che all’imputato assolto spetta un ristoro, seppure sotto il profilo di un parziale rimborso delle spese legali, da parte dello Stato che ne ha riconosciuto l’innocenza. È un importante segnale di coerenza con i principi costituzionali che tutelano il diritto di difesa e il giusto processo.
I fondi stanziati a finanziamento del rimborso per il cittadino assolto e il meccanismo previsto dalla legge ne renderanno tuttavia l’attuazione poco più che simbolica. Non possono essere, infatti, condivise né la scelta di prevedere il rimborso in tre rate annuali né la fissazione del limite massimo in € 10.500,00. Si tratta di una inopportuna sottovalutazione della prestazione del difensore nel processo penale che limita fortemente l’obiettivo perseguito.
Dunque, se da un lato è necessario ampliare e rafforzare le norme che prevedono il ristoro patrimoniale del cittadino dalle conseguenze ingiuste derivate dal processo penale, dall’altro occorre dare effettiva attuazione e concreta applicazione alla normativa che prevede la responsabilità del magistrato allorquando l’ingiustizia della decisione sia a lui addebitabile.
Va, in ogni caso, sottolineato con soddisfazione come la nuova disciplina sia segno di una generale consapevolezza della necessità che lo Stato si faccia carico anche del sacrificio individuale imposto al cittadino innocente.
Per realizzare compiutamente lo schema del rito accusatorio, però, sono necessari interventi sistematici quali la separazione delle carriere tra il magistrato giudicante e il magistrato inquirente, unico strumento per garantire l’effettiva terzietà del giudice.
Nelle prossime settimane il Parlamento è chiamato a mettere mano a riforme del sistema processuale non coerenti con la scelta che oggi positivamente sottolineiamo. Le proposte governative contenute nel disegno di legge in discussione sono ispirate a logiche di mera efficienza che si risolvono nelle ennesime erosioni delle garanzie difensive ancorché tutti gli operatori avessero sottolineato la necessità di procedere con una seria depenalizzazione, il rilancio dei riti alternativi, la previsione di regole stringenti a presidiare l’esercizio dell’azione penale per evitare il processo in tutti quei casi in cui la prova mostri, sin dall’esito delle indagini, una capacità di tenuta insufficiente.
È prima di tutto necessario recuperare i principi di civiltà del diritto penale liberale e reintrodurre una seria e garantista disciplina della prescrizione. Vanno respinti i tentativi di depotenziamento e di burocratizzazione del sistema delle impugnazioni. Le riforme processuali, infine, devono essere accompagnate da riforme ordinamentali in grado di superare la separatezza e l’autoreferenzialità dell’organizzazione della Magistratura italiana, predisponendo nuovi percorsi di reclutamento e di formazione, stabilendo parametri di carriera ancorati al merito e alla verifica dei risultati professionali.
Questo sarà l’impegno dell’Unione nei prossimi mesi.
Roma, 30 dicembre 2020
La Giunta
Eletto il nuovo Ufficio di Presidenza del Consiglio delle Camere Penali
Sabato 19 dicembre si sono svolte le votazioni per l’elezione del nuovo Ufficio di Presidenza del Consiglio delle Camere Penali.
Presidente: Avv. Roberto D’ERRICO, Presidente della Camera Penale di Bologna
Vice presidente: Avv. Fabio FERRARA, Presidente della Camera Penale di Palermo
Segretario: Avv. Laura ANTONELLI, Presidente della Camera Penale di Pisa